mercoledì 15 aprile 2009

Calabria Rock: per tutti gli appassionati dell'arrampicata.Saranno chiodate nuove vie da Guide Alpine e Istruttori d'arrampicata sportiva.


Mi dispiace enormemente non poter partecipare a questo evento, in quanto, da Cerchiarese DOC, devo essere alla festa della Madonna delle Armi sia il 24 che il 25.Un abbraccio a tutti voi per l'impegno che mettete in queste attività, dando un forte segnale e un forte rilancio alla CULTURA SPORTIVA e NATURALISTICA di questa nostra TERRA, estranea fino a poco tempo fa a tali fenomeni.Spero altresì di poter dare il mio piccolo contributo a tutto ciò facendone, insieme a tutti voi, ARMA DI AGGREGAZIONE SOCIALE E DIVERTIMENTO SANO.

mercoledì 8 aprile 2009

Ciao Mario!

All'età di 51 anni muore MARIO GRISOLIA, a causa di un'infarto durante la notte.
Lascia una moglie e un bambino di appena tre mesi.
Membro della nostra squadra di Soccorso Alpino sul Pollino, grande conoscitore del Parco,ma soprattutto GRANDE AMICO, dal profondo spirito di allegria e una grande passione per la montagna.


CIAO MARIO...ci mancherai!

lunedì 6 aprile 2009

FRANCO FORMOSO, MASSIMO GALLO, GIOVANNI VANCIERI: I TRE CIUT.......

Il racconto e le foto sono state prese dal blog http://magicemotions.blogspot.com/ del mio amico Franco , nonchè protagonista anch'egli della spettacolare uscita insieme a me e a Massimo.Ho pensato di tradurre solamente il titolo "SULL'ORLO DELLA FOLLIA" nel mio dialetto, che penso possa ugualmente rendere l'idea.

Buona lettura!


Monte Cocuzzo. Versante Ovest. Il mio amico Max apre una via, che chiama "Delirio". Bisogna però andare un pò
indietro con il tempo. Mi arriva una telefonata ed è lui che
tutto eccitato dice che deve darmi una grande notizia:"Marry, stasera grande impresa, ho aperto "Delirio", una via tostissima in un canale molto ripido su Monte Cocuzzo".Già mi viene l'acquolina in bocca!!!
Allora gli dico : "bella roba!!! avresti potuto chiamarmi no?"
Comunque decidiamo di andarci di nuovo nel fine settimana.
Purtroppo il tempo non è con noi. Ci riproviamo dopo qualche
giorno. E' martedi, appuntamento alle 14,30 a Cosenza. Nel
frattempo si è aggiunto anche Giovanni (ora la compagnia è
al completo). Il tempo non è che sia meglio dell'altra volta,
comunque ormai abbiamo deciso e saliremo lo stesso.Siamo appena partiti e già l'urlo del vento
ci fa capire cosa ci aspetta sopra, mentre
goccioline di pioggia, perforano la nebbia e
iniziano a inzupparci i vestiti.
In un paesaggio quasi spettrale, arriviamo
all'imbocco del canale, sono le 15,30 ma sembra
molto più tardi a causa della scarsa visibilità.
Comunque siamo fiduciosi, Max l'altra volta ci ha messo
2 ore e mezza e quindi abbiamo tutto il tempo.
Imboccato il canale, iniziamo a risalirlo, mentre la nebbia
si infittisce sempre di più, ed il vento continua imperterrido
con i suoi ruggiti, incontriamo la prima neve.
Una lunga striscia bianca che sale verso il nulla
inerpicandosi sempre di più.
Continuiamo ad avanzare fin quando arriviamo al
punto dove dobbiamo mettere i ramponi, se non
altro per sicurezza, e qui ci leghiamo.
Max apre la via, e uno dopo l'altro, al sicuro della corda , saliamo.
Intanto la nebbia aumenta ancora di più e ci accorgiamo
che si è fatto tardi. Sono le 17,30, per arrivare alla
vetta ci vuole un'altra ora, e quindi la notte ci
sorprenderà inevitabilmente.
Bisogna solo decidere se tornare indietro o proseguire.
Allora decidiamo di tornare indietro. 3 tiri di corda
e scendiamo velocemente di 150 m, proprio quando le
prime ombre della notte , calano rapidamente ed
oscurano la montagna già quasi invisibile per la fitta nebbia.
Passa mezz'ora e siamo nella completa oscurità.
Avanzare diventa difficile anche perchè, la luce delle torce
non riesce a perforare la nebbia. La situazione è un pò
delicata perchè con queste condizioni, se non riusciremo ad
imboccare, quando saremo giù, il piccolo sentiero,
difficilmente riusciremo ad orientarci.
Intanto continuiamo a scendere il canalone, nel buio,
incespicando ad ogni passo, ogni tanto riconosciamo
qualche particolare o ci sembra di riconoscerlo.
La verità è che proseguiamo cercando di orientarci alla
meglio ma dentro di noi, è già presente la consapevolezza di
trascorrere la notte su Monte Cocuzzo.
Ma non abbiamo paura. La montagna è anche questo. Lo
spirito dell'avventura è anche questo. Oggi abbiamo voluto
tentare una cosa estrema e la montagna ci sta
mettendo alla prova.
Sempre scendendo, ad un tratto incontriamo un
sentierino, finalmente un punto fermo, siamo sicuri
di averlo percorso all'andata.
Ci rincuoriamo, nel frattempo sono le 20,30, intorno a noi
solo buio e nebbia e due torce che a stento rischiarano
le nostre ombre.
Percorriamo il sentierino, spesso lo perdiamo, e dopo un
tempo che ci sembra un'eternità, incontriamo la
barriera di filo spinato che ci da la certezza di
essere sulla strada giusta.
Pensiamo che è fatta. Una certezza fra le tante incognite.
Invece ci aspetta ancora una brutta sorpresa, perchè non
incontriamo la svolta che poi ci dovrebbe portare al posto
dove abbiamo lasciato la macchina.
Allora iniziamo di nuovo a girare avanti e indietro finchè
non ci viene in mente che davanti c'è un canalino
che scende fin sulla strada. Dopo un pò lo troviamo e iniziamo
a discenderlo, rischiando più volte di farci male, perchè
ci sono dei brutti salti.
Alla fine, quasi senza accorgercene, ci troviamo sulla strada
asfaltata. Ce l'abbiamo fatta.
E' stata dura ma ce l'abbiamo fatta.
La strada di chi va in montagna, è piena di ostacoli , come
pure la vita d'altro canto, e spesso ci si trova di fronte
a bivii, dove non si sa dove andare, cosa sciegliere.
Ma alla fin fine il tutto si riduce ad una prova, su se stessi,
sulla montagna, sulla vita, sul mondo intero.
Una prova, non una sfida. La montagna non si sfida.
Poi la prova può essere estrema come la nostra di oggi,
ma questa è la voglia di vivere la montagna in tutte
le sue sfumature.
Infatti in noi non c'era paura o rabbia o risentimento,
ma solo umiltà, attenzione, allegria.
La consapevolezza di poter restare la notte lì, quasi
ci lasciava indifferenti, perchè era una cosa che poteva
succedere, faceva parte della storia, dell'avventura.
L'importante è esserne usciti rafforzati un'altra volta,
consapevoli di aver scritto un'altra pagina della
nostra vita alpinistica.
La montagna è rimasta la, intatta nella sua nebbia
e vigile fra i sibili del vento.
Noi, con l'adrenalina alle stelle,
e forti di una nuova energia, siamo tornati a casa.
L'avventura è finita e cosi come dovrebbe essere
non solo in montagna, ma anche nella vita,
non ci sono stati nè vincitori nè vinti.
(da notare la scarsa visibilità alle 15.30)