lunedì 26 maggio 2008

Gola del Caldanello...Purtroppo è così...


Questa è una delle più belle gole d'Italia,
tanto bella quanto sfortunata. Sfortunata
perché sulle sue balze sorge un paese,
Cerchiara di Calabria, e i paesani hanno
da sempre utilizzato la gola come pattumiera.
In verità da qualche anno le discariche sono
state spostate in luoghi più adatti, e così soltanto
una limitata quantità di spazzatura
(gettata da cittadini poco ossequiosi alle ordinanze comunali)
finisce ancora in fondo alla gola. Risolto
(tutto sommato) il problema della spazzatura rimane però
un'altra pericolosa fonte di inquinamento: le acque di fogna.


Il comune di Cerchiara di Calabria ha
infatti avuto la bella idea di ubicare i
depuratori sull'orlo della gola. Il funzionamento
dei depuratori è tutt'altro che ottimo,
per cui la gola è sovente percorsa da acque
fortemente inquinate e maleodoranti. Per
di più la gola ha scorrimento idrico solo nelle
stagioni piovose, e questo comporta che le
acque fognarie siano le sole a percorrere la gola,
almeno fino al punto in cui esse vengono
completamente assorbite dai detriti per
iniziare uno sconosciuto percorso sotterraneo.

Spero di tutto cuore che i cittadini di
Cerchiara vogliano un giorno restituire
all'antico splendore un tale capolavoro
della Natura, uno dei più significativi
fenomeni del Parco Nazionale del Pollino.

Non voglio pubblicare il resto del testo,
in quanto mi sento già abbastanza ferito da
"appassionato" ma in primis da Cerchiarese.
Quello che avete letto è tutto ciò che ha
scritto Michele Angileri, che penso sia tra i
maggiori esploratori di forre nonchè relazionista
delle stesse in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno.

venerdì 23 maggio 2008

COMPLIMENTI A MASSIMO E A DOMENICO...AVANTI COSI' !!!

Volevo complimentarmi con
Massimo Gallo e Domenico Riga, nonchè i realizzatori di
questa magnifica via alpinistica nel nostro Parco, che da
un pò di tempo si sta arricchendo di nuove discipline grazie
a questa Magnifica Gente, che tanto crede nelle risorse
montane...Avanti così...La prossima però la si fa insieme.











CON DOMENICO 80 m, 4 L, IV- Massimo Gallo, Domenico Riga 01/05/2008Via breve e facile che attacca la parete ovest della Timpa di Cassano puntando direttamente alla vetta. Un po’ di fastidio nel primo tiro per via di alcuni alberi bassi nei quali ci si deve districare, ma in compenso nei successivi tre tiri ci si trova in una bella parete aperta con roccia buona e molto proteggibile. Complimenti a Domenico per avermi seguito in questo “viaggio verticale” e soprattutto per essersela cavata alla grande pur essendo alla sua prima esperienza alpinistica su roccia. Le protezioni che verranno elencate nella seguente breve relazione sono quelle usate nell’apertura, ma la bontà della roccia permette in molti casi di poter scegliere… dei tre chiodi lasciati, due sono da granito… avevo finito quelli d’acciaio dolce!
Discesa: Dalla cima, percorrere l’evidente quasi pianeggiante cresta in direzione nord per poche decine di metri stando attenti ad individuare sulla sinistra un sentierino che scende ripido in un canale. Impegnarlo fino a giungere sulla sella tra la timpa di Cassano e Porace, trovandosi così al lato della parete prima risalita, poco lontani dal punto dove la si era attaccata. Infatti basterà portarsi sotto il dosso, in direzione ovest, per ritrovarsi di nuovo sul sentiero fatto all’andata che ci riporterà alla macchinaAttacco: Dal Posteggio uardando a sinistra oltre il campo arato che delimita la strada si vede benissimo il vallone che dovremo risalire prendendo il sentiero che inizia a sinistra appena superato il cavo d’acciaio prima citato. Una volta giunti sulla testata del vallone ci si troverà di fronte alla parete della timpa. Da qui puntare al canale più evidente alla base della stessa e cominciare a risalirlo fin dove la vegetazione comincia a lasciar posto alla roccia..
DESCRIZIONE:L1:15m. Portarsi da destra sulla piccola cengia invasa da lecci sui quali si fa sosta. Da qui si esce traversando sulla sinistra (clessidra) per poi puntare verso l’alto (II). Superati dei fastidiosi alberetti su un terrazzo affrontare un altro traverso verso sinistra (III-) (ancora un evidente clessidra) che ci porta alla S1 con cordino su albero
Collegamento: Si cammina in salita per circa dieci metri tra gli alberi fino ad arrivare alla base della successiva parete dove si sosta con chiodi (S1 bis) dove inizia una lama.
L2: 20m. Attaccare la lama e seguirla (III) (stopper) fino a che non si trasforma in un accenno di diedro divenendo via via più semplice (II/II+). Si giunge così sulla grande cengia e si sosta su spuntone.
L3: 30m. Si attrezza S2 bis con chiodi, a destra in alto sotto un piccolo tetto. Si parte su placca, (III+) (chiodo) poi si impegna un intaglio che si insinua in mezzo a piccoli tetti (IV-) (chiodo lasciato) per poi traversare a destra (stopper) e continuare a risalire in diedro (III) (stopper) per poi evitare un piccolo tetto passando alla sua destra e portandosi così sulla cengia alla S3 (due chiodi lasciati) che si trova in alto a destra rispetto al punto d’uscita.
L4:15m. Si parte dalla sosta obliquamente verso destra impegnando un accenno di canalino (III) (stopper) per poi proseguire in verticale in un diedro a gradoni (II) (stopper) sbucando così in cima dove si sosta con chiodi sulle roccette sommitali.
. . ( testo, immagini e relazione tecnica a cura di Massimo Gallo)
http://dolcedorme.myblog.it blog di Massimo Gallo.

lunedì 19 maggio 2008

Gli "ANGELI ROSSI" della montagna (di Vincenzo Alvaro)

Da Slow Time quotidiano di Emerson Comunication. Direttore Roberto Fittipaldihttp://slowtime.wordpress.com/2008/05/05/gli-angeli-rossi-della-montagna/
Piano Ruggio (PZ) - Sono le 10.40 di domenica mattina, quando le prime due squadre di soccorso del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, foto di G. De Marco) partono alla ricerca di due escursionisti dispersi. Poco dopo si muoveranno altre tre squadre a dare man forte all’azione di ricognizione degli ambienti di quota, nel cuore del Parco del Pollino. L’emergenza parla di due escursionisti dispersi sulla cima di Serra del Prete. Parte così la ricerca in superfice da parte delle squadre di soccorso e ricognizione del Soccorso Alpino, che hanno il compito di perlustrare la zona dell’emergenza al fine di intercettare le due persone che hanno lanciato l’allarme.Ad ogni squadra un pezzo di montagna da visionare palmo a palmo. Dal campo base, impiantato sul Piano di Ruggio, a pochi metri dal Rifugio De Gasperi, la sala operativa allestita per coordinare le operazione dentro una tenda, segue in stretto contatto radio i movimenti dei soccorritori, in attesa di avere novità sul contatto con i dispersi. Sul prato la squadra dei soccorsi sanitari attende l’evolversi delle operazioni e controlla strumenti e mezzi per una eventuale chiamata d’intervento.Tutto come nella realtà, ma per fortuna è solo una esercitazione per testare il grado di operatività degli uomini, tutti volontari, che appartengono al Soccorso Alpino. Gli “angeli” in tuta rossa e bordature nere che durante tutto l’anno soccorrono diverse decine di “sfortunati” ai quali la montagna condanna duramente qualche piccola ingenuità o superficialità di troppo.Sono circa settanta (foto di E. Iannelli), coordinati dai due responsabili regionali di Calabria e Basilicata, provenienti dalle stazioni di soccorso delle regioni di Calabria, Basilicata e Puglia. Insieme per una esercitazione che si potrarrà fino al tardo pomeriggio.Al mattino i volontari si dividono in cinque squadre di soccorso coordinate da un caposquadra, al quale i referenti del campo base assegnano una area di intervento operativo, segnata su una carta topografica.Il tempo di controllare imbraghi, moschettoni, corde, zaini, coordinare lo stile di intervento e via si parte. Prima due squadre, poi le altre tre. Tutti a “caccia” dei dispersi. Si sale sui mezzi meccanici per raggiungere le zone di operazione. Poi via a piedi, salendo lungo il crinale di Serra del Prete. In fila orizzontale a guardare la montagna centimetro per centimetro alla ricerca di un contatto visivo con gli escursionisti in difficoltà (due volontari del CNSAS che si sono prestati all’occorrenza). Più si sale più lo scenario di intervento diventa complicato. La neve è alta più di un metro, ma le squadre di soccorso non demordono bisogna trovare le persone in difficoltà.Dopo oltre due ore di ricerca una squadra le individua quasi sotto la cima di Serra del Prete. La chiamata al campo base è istantanea. “Trovati!” ma uno dei due è ferito ad una gamba e per scenderlo a valle c’è bisogno dell’intervento dei sanitari.Dal campo base la squadra sanitaria, attrezzata di tutto punto, si muove velocemente. Con il GPS arrivano “in bocca” ai feriti in men che non si dica. Si monta la barella (foto di V. Malfone) trasportata a spalla in una zaino ad hoc e con l’aiuto delle corde da imbrago si scende - con accurata velocità - a valle dove le operazione si concludono con un applauso generale.Ottimi i tempi di rispondenza degli uomini che ancora una volta, sul campo, hanno dimostrato la loro efficenza ed operatività.Luca Franzese, delegato regionale Calabria del CNSAS sembra soddisfatto del lavoro dei suoi uomini. Così come è orgoglioso di loro il Presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, che all’inizio delle operazioni è intervenuto per porgere il suo saluto ai volontari. Al suo fianco anche il Presidente del Cai di Castrovillari, Eugenio Iannelli e gli ispettori del Corpo Forestale dello Stato, che nelle emergenze vere collaborano fianco fianco con i soccorritori volontari.Nel suo breve intervento Pappaterra ha sottolineato come l’Ente anche nel nuovo bilancio da poco approvato abbia voluto dare un segnale di vicinanza ad un settore così importante. Qualificare questi volontari significa dare sicurezza a coloro che vogliono vivere la montagna in libertà, ma nel pieno rispetto delle regole.

giovedì 15 maggio 2008

25 aprile STORIA e CULTURA



ANNO 1846: 25 APRILE
La data del 25 aprile 1846 è stata ancora un altro giorno prodigioso per la pietà dei fedeli di Cerchiara, che a Lei avevano pen­sato di fare ricorso per avere salvo il raccol­to dalla grave siccità di quell'arsa primave­ra.Si organizzò allora una processione di fiducia e speranza al Santuario, per muo­vere alla sua pietà miracolosa la Madre del Ciclo. Tutte le ragazze vestite di bianco a lei portavano, in fasci, gli steli ingialliti del grano e pregavano per dirle di guardare non ai peccati, ma alla fede del suo popolo, e di volere rinverdire con la pioggia le messi in pericolo.Tanta confidenza, che si può capire sola­mente da chi nel pericolo e nel bisogno passa la sua vita, fu compresa, non sap­piamo immaginare con quale cuore, da Maria SS. delle Amri.
Infatti, la pioggia venne, il raccolto fu salvo ed un patto votivo fu stipulato per testimoniare l'avve­nimento a tutte le generazioni: Celebrare, in ricordo, la festa votiva del 25 Aprile, detta ancora "dei vinticinche", a distinzione da quella di Pentecoste (Vinticoste).



SANTA MARIA DELLE ARMI

è “LA ICONA” dipinta dai monaci bizantini del sec.X, in una delle loro Grotte Rocciose del monte Sellaro, come vuole significare il vocabolo greco “Ton ARMON”, e come ha spiegato D. Vincenzo Barone nel suo libro “S. MARIA delle Armi”, contro la secolare e pacifica tradizione popolare.Infatti,questa, fino al 1980, ha fatto derivare il nome dalle “armi dei cacciatori”, perché ad essi è stato sempre attribuito il ritrovamento della icona,nel 1450, con una mirabile leggenda miracolosa riportata nella “Platea” dei beni del Santuario, ordinata dal principe Michele Pignatelli, nel 1749. Lo stesso principe racchiuse la sacra icona nell’attuale teca d’argento, nel 1759. La vita degli uomini sfugge alle teo­rizzazioni e tanto più la fede, che, secondo il Vangelo, muove anche le montagne. Pertanto, noi prendiamo atto ancora delle relazioni prodigiose, tra Cerchiara e la sua Madonna e scriviamo nella nostra storia anche quest'altra taumaturga rivelazione di Maria, che, ogni anno, folle di fedeli vengono a perpetuare, tra la pioggia quasi immancabile e la gioia di un incontro, che dir non lo può se non chi l'ha fatto.

FOLKLORE DI FEDE
Il folklore; le file dei devoti pellegrini; le lacrime; i sorrisi; le preghiere; i canti; la processione al "Lacco"; i disagi della mon­tagna e del tempo puntualmente piovoso; i piedi scalzi; le lingue trascinate per terra; i bambini portati sulle braccia delle mam­me a vedere e baciare la Madre del Cielo; le offerte in denaro e di animali; gli sguardi protratti ed oranti verso l'immagine; le labbra mormoranti desideri del cuore; gare di uomini, venuti anche da lontano, per portare in processione il simulacro; pasto­ri con ciaramelle; ragazze in variopinti colori vestite e recanti, sul capo, i serti di candele ornati con festoni multicolorì come le loro infinite fantasie giovanili; i fazzoletti passati sul proprio volto, dopo di averli strisciati sul vetro della Teca argentea della Madonna e sulle pareti della marmorea cappella della grotta fatidica; i canti popolari; i rosari della tradizione; i suoni delle cornamuse e degli organetti accompagnati da tamburelli e tante altre spontanee manifestazioni del ricco animo popolare, sono, insieme, le espressioni di una fede miracolosa, che vediamo, ma non sappiamo dire. Per la cronaca del Santuario, aggiungiamo che il 25 maggio 1951, in ricorrenza del V° centenario della sua invenzione, per l’impegno del compianto Arc. D. Vincenzo Zito e dell’amministrazione del Santuario, la Madonna è stata festeggiata solennemente, in piazza Lupinacci, con l’imposizione di una corona d’oro, offerta da tutto il popolo. Il 7 maggio 1977 fu festeggiato con il concorso di tutto il popolo, il ritrovamento della S. Icona, dopo il furto sacrilego di mani ladre,nella notte precedente.Ecco come il popolo ha cantato l’avvenimento.
Hann’arrubat’ a Madonna dell’Armi! - Hamu rimasti senza mamma
E chi scuru chi ni pariadi- Senza a vergine Maria
documento scaricato dalla pagina "storia e cultura" del sito http://nuke.cerchiaresi.com/

martedì 13 maggio 2008

25 Aprile...che festa!!!!


Suonatori


24 aprile

Fuochi pirotecnici al Lacco 24 sera.






Sono ormai 162 anni (1846) che si tiene
questa festa in onore della Madonna delle Armi, nei pressi del
suo Santuario eretto attorno al 1450
.

( da notare il "panino"casereccio)
Noi tutti, ancora oggi cerchiamo di mantenere viva questa tradizione, animati
da una grande fede religiosa,che è radicata nella popolazione cerchiarese, ma
anche nei paesini limitrofi, ai quali si deve una grande affluenza di gente devota
alla Santa Vergine.


Anche quest'anno con Luca organizziamo il nostro pellegrinaggio,
approfittando soprattutto della presenza di Paolo e Milena,
per raggiungere la Santa Festa.


Tradizionale sosta in località Lacco, dove i pellegrini
si fermano abitualmente per la "colazione" a base di
tutto (dalle fritture alla carne arrostita) e i rituali suoni
degli organetti e tamburelli, con tanto di antichi giochi
che ancora vivono e divertono noi giovani (vedi video morra).


Quest'anno, per la prima volta abbiamo l'onore di salire insieme a Luca D. e Cinzia, i quali hanno piacevolmente trascorso con noi la giornata.Inutile fare precisazioni sulla componente del vettovagliamento, che come al solito definirei "impeccabile" grazie anche all' intero guanciale appeso da Luca con tanto di fave per la colazione.Novità assoluta di quest'anno, lo zaino del nostro amico, corredato di ciucciotto aspiratore con collegamento alla sacca interna,naturalmente riempita di integratori a base di uva.

Una volta giunti al Santuario, ascoltiamo la S.Messa all'aperto, insieme alla folla dei 20.000 fedeli giunti per la festa, e poi subito a trovare un posto libero per pranzare (naturalmente all'aperto,con tanto di sorgente).A noi si aggiungono Vincenzo e consorte, con i quali trascorriamo la giornata magnificamente, divertendoci un sacco fino a tardo pomeriggio.

Un altro aspetto significativo della Festa è la forte presenza di CERCHIARESI emigrati, che ritornano solo ed esclusivamente per il 24 e il 25 aprile, i quali portano con loro questo indelebile evento, in ricordo di quei giorni trascorsi nella loro CERCHIARA.


Per il video della FESTA cliccare su http://nuke.cerchiaresi.com/.




giovedì 8 maggio 2008

VOLO DELL'ANGELO


Al di sopra delle Dolomiti Lucane, nel cuore della Basilicata, un cavo d'acciao sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa permette di effettuare e vivere il VOLO DELL'ANGELO. Si tratta di un attrattore, di nuova concezione, che permette una fruizione innovativa del partimonio ambientale rispondendo ad una nuova esigenza e ad un nuovo modo di intendere il tempo libero e lo svago, teso sempre più a vivere nuove esperienze e a cercare nuove emozioni. Un'avventura a contatto con la natura e con un paesaggio unico, alla scoperta della vera anima del territorio.

Legati con tutta sicurezza da un'apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d'acciaio il visitatore potrà provare per quale minuto l'ebrezza del volo e si lascierà scivolare in una fantastica avventura, unica in Italia ma anche nel Mondo per la bellezza del paesaggio e per l'altezza massima di sorvolo. Arrivati in uno dei due splendidi borghi, si avrà la possibilità di girare tra le abitazioni, incastonate tra le rocce, di fare suggestive escursioni storico-naturalistiche, di degustare i prodotti locali ma soprattutto godersi lo splendido panorama circostante da una nuova visuale, insolita e soprattutto ricca di emozione. Quello che si presenterà agli occhi del visitatore, infatti, sarà un panorama che di norma è privilegio delle sole creature alate : uccelli ed...angeli. Giunti nella zona d'arrivo del paese di fronte, gli "angeli" torneranno con i piedi per terra e, liberati dall'imbracatura potranno raggiungere il centro del paese prima e la partenza dell'altra linea poi, grazie ad una navetta. E a quel punto il sogno ricomincerà...sospesi tra cielo e terra. Infatti l'ebrezza del volo si potrà provare su due linee differenti il cui dislivello è rispettivamente di 118 e 130 mt. La prima, detta di San Martino che parte da Pietrapertosa (quota di partenza 1020 mt) e arriva a Castelmezzano (quota di arrivo 859 mt) dopo aver percorso 1415 mt raggiungendo una velocità massima di 110 Km/h; la linea peschiere, invece, permetterà di lanciarsi da Castelmezzano (quota di partenza 1019 mt) e arrivare a Pietrapertosa (quota di arrivo 888 mt) toccando i 120 Km/h su una distanza di 1452 metri!

mercoledì 7 maggio 2008

Play off Sibaritide A.-Cerchiara Calcio. Avanti così Lupi del Sellaro!!!!

Eh si, a farla da padrone ancora una volta

è lo sport. Sono ormai due anni che la nuova

società calcistica si adopera per portare avanti

un progetto stupendo: il calcio a Cerchiara, come

fenomeno sportivo ma soprattutto come elemento

che serve a ricucire quel tessuto sociale che stava

per andare a farsi fottere a causa dei soliti

personalismi esistenti all'interno della nostra

comunità. Grazie al Presidente De Rasis e a tutto

lo staff del Cerchiara Calcio, possiamo anche noi

godere di questi momenti di gioia che stanno per

arrivare con la promozione (ormai vicina) della

squadra locale, ma grazie soprattutto ai giocatori,

guidati da un MITICO Mister Grisolia, che hanno

continuato a divertirci...

Spero che tutto ciò non rimanga un caso isolato,

ma un esempio di cui farne tesoro, non solo noi

CERCHIARESI di oggi, ma anche le future generazioni.

Ah, dimenticavo: GRAZIE CAPITAN FRANZESE!!!!!!!!!

E ora tutti insieme godiamoci la FESTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

NB: è possibile scaricare il video da http://nuke.cerchiaresi.com/

lunedì 5 maggio 2008

S.Vincenzo ad Amendolara


( a casa di Antonietta )


( foto con la mitica Marij 'i Milion )

( io ed Amelia )

( ultimo fucarazzo )



Come potevo mancare a quest'altra festa...infatti ero lì, insieme ai "romanacci".
Eh si, S. Vincenzo è tra le feste più rispettate nell' alto jonio cosentino e si svolge nel centro storico di Amendolara, a pochissimi chilometri da Trebisacce.
C'era di tutto, sia dal punto di vista gastronomico, sia da quello coreografico, con i tradizionali fuochi che si accendono in onore del Santo Patrono, partendo dalla parte bassa del paese a finire
in quella alta, e , man mano si sale aumenta sempre di più l'altezza degli alberi e, quindi l'intensità del fuoco. Tutto questo accompagnato dalla Banda musicale del paese, che intona ad ogni sosta
le tradizionali e allegre melodie , invitando i presenti a ballare e a mescolarsi con quell'atmosfera di festa che contraddistingue la bella gente del luogo.Accolti calorosamente da Antonietta, appena arrivati, facciamo una breve sosta a casa sua per degustare un fantastico liquorino casereccio, ma senza esagerare, vista la distanza da percorrere per tornare a Cerchiara.
Molto entusiasti di aver partecipato a questa festa, in compagnia della mitica Zia Maria, conosciuta proprio lì, ritorniamo nel nostro caro e amato paesello, dove da sole 24 ore si era conclusa la famosissima festa in onore della MADONNA delle ARMI...ma questa è un' altra storia e ve la racconterò più in là!!!