mercoledì 30 aprile 2008

Descrizione tecnica della via alpinistica TIMPONE DEL CORVO





TIMPONE DEL CORVO 266m, 5L ,IV+,R1, I.(Giovanni Vancieri, Giuseppe De Luca, Andrea Molinaro 13/04/2008)
Via Discontinua per la presenza di numerosi terrazzamenti ma permette di risalire interamente la grante timpa del Corvo che domina dall'alto Frascineto/Eianina, panorama mozzafiato assicurato, difficoltà contenute salvo il primo tiro.
Attacco: Ad Ovest delle falesie attrezzate per l'arrampicata sportiva svetta Timpone del Corvo,spettacolare piramide calcarea di 846 m. che domina il piccolo centro arbëresh.
Appena fuori l’abitato di Frascineto,direzione campo sportivo lato est si lascia l'auto.
Si attraversa l’erta pendice nel rimboschimento di pini ancora anneriti dal fuoco di un immenso incendio doloso che la scorsa estate lo ha devastato quasi completamente.Senza percorso obbligato si esce dal bosco puntando verso l’ampia parete alta una trentina di metri che ci viene di fronte sovrastata da un terrazzo erboso.Per l’attacco ci si sposta alla sua destra dove vi è un intaglio-diedro con accenno di fessura sulla sommità invasa da ciuffi d’erba.

Discesa: si scende per un breve tratto lungo il canalone tappezzato a sinistra da splendide concrezioni a “canne d’organo”.Scesi di pochi metri ci si sposta a destra seguendo un labile sentiero che ci consente di scendere lungo il pendio erboso immettendosi infine nel ghiaione che riporta al punto di partenza. (1.30 min).

DESCRIZIONE:
L1:30m IV+ - Attaccare in corrispondenza di un diedro fessura invasa sulla sommità da ciuffi d’erba. La roccia risulta molto irregolare e la presenza della vegetazione sulla sommità crea qualche fastidio. E’ necessario mettere qui ben cinque chiodi (4 più uno doppiato) per proteggere la via.(IV+;un breve passaggio di V).Si fa sosta in un grosso masso utilizzando due fettucce lunghe.
L2: Un breve passaggio di 7,8 m.(II-;1 chiodo)ci porta in cengia. si attraversa l’ ampio terrazzo erboso dirigendosi verso il secondo “gradino”.

L3:40m III -Entrare in un piccolo anfiteatro roccioso verso sinistra in prossimità di una guglia. Le difficoltà di salita lungo questo segmento non sono eccessive(II+)e questoi permette di operare un monotiro di 40 metri (due protezioni) portandosi sul secondo terrazzo al di sotto della cima.

L4: A questo punto ci si sposta ancora verso sinistra e si attacca il ripido pendio tra il torrione alla nostra sinistra e la prima delle quattro grotte della parete sommitale est del Timpone.(II- 2 chiodi).fare attenzione all’erba scivolosa.L5: Prendere la paretina con alcuni massi instabili, alcuni piuttosto grossi. Superata quest’ultima difficoltà si prosegue senza problemi lungo la cengia che sale in diagonale in qualche punto esposta,e con un divertente susseguirsi di facili arrampicate sulle roccette si giunge in vetta.
Un caloroso ringraziamento al sito http://www.rocciaeresina.it/ per la pubblicazione della via
alpinistica sopra descritta.

mercoledì 23 aprile 2008

via alpinistica su Panno Bianco (M.Sellaro)



cliccate sulle foto per ingrandire.
Nb: testo copiato dal sito di roccia&resina.

PICCOLO PRINCIPE
135m, 8L- 1 ,IV+ e A1oV+,R1, I, SudOvest.(Mephysto e Marilu'– 26/11/2007)Il Piccolo Principe a cui è dedicata la via altri non è che il marmocchio che, il giorno dell'apertura, Marilù portava in grembo al quinto mese compiuto di gestazione. A lei va la mia ammirazione e la gratitudine x “l'impresa” compiuta. Desidero altresì ringraziare il leggendario supereroe Depalmik (figura mitologica dal corpo metà uomo e metà piede di porco) i cui celebri iperpoteri sono stati preziosi nella successiva opera di “finitura” dell'itinerario.MephystoCollegando estetici pilastri e compatte placche dalla base del Panno Bianco (parete SO della vetta minore del Monte Sellaro) alla cima, l’itinerario proposto intende tracciare una linea che mantenga alti i rapporti tra dislivello disponibile, qualità della roccia e logica volta alla “conquista della vetta”. Il risultato è una via sì discontinua (3 tiri sono di “collegamento”) e di difficoltà relativamente contenute (eccetto L1) , ma dotata comunque di proprio carattere e di stupendi panorami. Infatti, pur di bassa quota, il Monte Sellaro impone i suoi 1400m direttamente al cospetto della Piana di Sibari, offrendo così vertiginose vedute sui dintorni e incomparabili scorci sul basso golfo di Taranto e la Sila (SE-S) o la Falconara(O). Rimane inoltre ottima l’occasione di visita al meraviglioso santuario di Santa Maria delle Armi.Attacco: Dal Santuario, seguendo il sentiero segnato che porta in vetta, una volta fuori dagli alberi, è possibile individuare, nella zona del Panno Bianco che + si protende in basso verso il bosco, un caratteristico pilastrino squadrato a forma di lama di mannaia (lato piccolo di circa 2m). Dopo aver guadagnato circa 200m di dislivello abbandonare il sentiero e seguire nettamente a dx uno dei vari terrazzamenti del rimboschimento che, attraversando l’intero vallone, portano, di nuovo su terreno privo di vegetazione, a ridosso del Panno Bianco, ormai vicini al pilastrino, I tiro della via.
Discesa: Dalla vetta scendere su roccette in senso orario in direzione E portandosi di nuovo ad S5 e continuare su cengia (NO) fino alla sella tra le due vette del Sellaro. Riprendere da qui il sentiero dell’andata fino al santuario (20min).
DESCRIZIONE:L1:Attaccare il lato + stretto del pilastrino fino ad esile selletta pianeggiante con sosta (S1/2fix), avendo cura di portarsi sulla facciata sx 1m dopo il fix, x poi rientrare subito dopo (30m, V+oA1,sosta ch e fix)L2: 20m (IV-,IV+) – In verticale alla sosta su placca appoggiata e quindi, prima dell’albero, sulla faccia sx del diedro (10m/IV+) fino ad oltrepassare (a sx) il vicino spigolo. Poi, x placca e piccolo strapiombo, x intaglio, si giunge in sosta (S2/2fix) su gradini (10m/IV).
L3: 30m (II) – X facili roccette di cresta, prima in salita, poi in leggera discesa, portarsi su cengia antistante successiva visibile placca rivolta a O, con 2 fix alla base (S3)(30m/II,si cammina).
L4: 25m (IV+IV) – Sulla vericale della sosta x placca appigliata fino a cengetta (15m/IV+,IV-), poi x diedro/fessura fino all’apice (10m/IV), dove si sosta su fix + cl (S4)(da cercare un po' a sx rispetto all'uscita).
L5: 30m (si cammina) - Seguire la cengia in discesa verso sx puntando ad albero sotto un alto pilastro e sostare (S4bis) su 2fix.
L6: 40m (IV,IV+,V-,III+) – X diedro fessurato (faccia dx compatta e leggermente appoggiata) raggiungere terrazzino a sx (15m, IV+), da cui, con netto traversino ancora a sx, ci si porta in pieno pilastro (V-), su cui si continua con difficoltà decrescenti fino in sosta (S5/2fix)(IV+,IV-,III).
L7: 40m (II,si cammina,III-) – Continuare facilmente (II) sulla crestina in direzione NE e, dopo due saltini (III-) sostare (S6/1fix) sotto basso risalto.
L8: 20m (III,IV) – Attaccare leggermente a sx della sosta corto diedro fessurato (15m/III,IV), e sostare (S7)(da cercare sulla roccia + alta) su fix + cl (5m II).
Copiato da http://www.rocciaeresina.it/

lunedì 21 aprile 2008

PRIMAVERA 2008...ANOMALIE DI STAGIONE.




Alla vista di tale immagine,
le domande che una normale
persona che conosce il soggetto
si pone, sono svariate,e del tipo:
"E' lui?", "E' un fotomontaggio?",
"Ma la lattina è vuota?", "Sta scherzando?",
"Non sta bene?" ecc. ecc.
E' proprio così invece!!! Dopo una giornata
trascorsa a Civita sotto il sole che dominava
la Gola del Raganello e le pareti sovrastanti,
la disidratazione si è fatta viva e con conseguenze
anomale (vedi foto). Tutto sommato, la giornata
è passata nel migliore dei modi, prima con
l'esercitazione di Soccorso Alpino e poi con relativo
momento sociale, con tanto di appetitose pietanze,
così come vuole la prassi e il nostro iter e statuto
da vettovagliamento. Tra uno sfottò e una battuta,
in compagnia del "Mitico" Zio FELICE, possiamo
considerarci soddisfatti per aver trascorso un' altra
bella giornata in montagna.
Comunque, a proposito di note stonate, c'è da dire che
di anomalo c'era da osservare l'esagerato consumo di
gelati e analcolici da parte di Massimo, Luigi e
Salvatore, oltre all' ingente quantità di theina assunta
dal sottoscritto...Eh vabbè,ogni tanto anche noi variamo!!!
Alla prossima...
Ps: chiediamo scusa per le pubblicità occulte riguardo a bevande e insegne di noti locali presenti nelle foto postate.

sabato 19 aprile 2008

Come attraversare senza guadare...Guardate!!!!


Per chiunque volesse attraversare la Valle del
Busento senza bagnarsi, il Soccorso Alpino Calabrese,
finanziato dal C.A.I. e dal Comune di Firmo, mette
a disposizione un mezzo umano efficace e brevettato
per questo genere di escursioni.
Info Massimo Gallo e Giovanni Vancieri.
Approfittate anche voi del famosissimo " SALVAGUADO ".

mercoledì 16 aprile 2008

Andrea e il trekking verticale...



















Già da tempo Andrea desiderava
fare un bel trekking in montagna,
possibilmente nel Parco del Pollino.
Qualche mesetto fa gli feci acquistare
un imbrago e un caschetto dicendogli
che servivano in montagna e lui
acconsentì, anche se un pò perplesso
alla vista di tale attrezzatura.
Domenica 13 aprile gli dissi di portare
con se il tutto, in quanto si era prospettata
una magnifica giornata in montagna.
Intanto gli altri amici si dedicavano
all'arrampicata sportiva ( compresa di vino )
alle falesie di Eianina, mentre io, lui e Pino
ci dirigevamo verso il campo sportivo di Frascineto,
precisamente sotto il Timpone del Corvo.
Alla vista delle spettacolari pareti, Andrea comprende
il perchè dell' imbrago (anche se già sospettava),
mentre io e Pino già sapevamo cosa fare.
Chiuso ad effetto sandwich tra me e Pino,
si cimenta anche lui nell' impresa: "l'apertura
di una nuova via alpinistica".
Iniziamo l'attacco alla via alle 10.00 del mattino;
io ero il primo di cordata, Andrea il secondo e Pino
addetto a schiodare.
Già alla prima cencia notavamo le difficoltà, infastiditi
anche dal forte vento che soffiava a tutta forza...
ma noi imperterriti andavamo sempre più su.
Dopo quattro tiri di corda che abbracciavano
diversi gradi di difficoltà, riusciamo ad arrivare
su un terrazzino erboso sul quale si evinceva
che non sarebbero stati più necessari ulteriori
tiri di corda da lì alla cima.
Una volta giunti in vetta (ore 17.00), dopo le rispettive
congratulazioni, Pino ancora incredulo,
chiede ad Andrea se davvero era la prima volta che
cimentava in qualcosa del genere; intanto ci godevamo
il panorama e scattavamo le rituali foto con
immensa soddisfazione e gioia.
Bravo Andrea!!!
E complimenti a te Pino!!!
Alla prossima!!!!
Ps: ma il nome alla via lo vogliamo dare o no???????
Nb: a breve saranno rese note le caratteristiche tecniche di tutti i passaggi e i tiri su
www.rocciaeresina.it.

GIGI CONQUISTA LA VETTA DEL KILMANJARO (FEBBRAIO 2008)




Anche in Calabria, precisamente a Bisignano (CS),
vi è qualcuno che pratica l'alpinsimo.Lui è un mio
caro amico e si chiama Luigi Savaglia.Già a luglio
2007 si era cimentato nell'ascesa al Monte Bianco,
portando l'impresa a buon fine. Ma nel febbraio 2008
ha voluto superarsi con la conquista della vetta più
alta del Continente Africano: il famoso KILIMANJARO
( 5895 mt S.L.M. ), passando alla storia dell 'alpinismo
nazionale come " l'Italiano più giovane" e " il primo Calabrese"
che ha raggiunto il Tetto d'Africa. Tutto ciò non può che fare
piacere a lui ma anche a noi che non abbiamo mai dubitato
delle sue capacità. Qualche ente (pubblico e privato) ha fornito
gli sponsor credendo, quindi, nel valore dell' impresa che Gigi
andava a compiere ( menomale che qualcuno ci crede ), mentre
noi tutti non possiamo augurargli altro che il raggiungimento di
tanti traguardi e risultati auspicati e quindi Vette con altezze sempre
più elevate, in montagna e nella vita di tutti i giorni!!!
La Calabria intera è fiera di TE e mi raccomando: " GIGI CONTINUA COSì!!! "

giovedì 10 aprile 2008

Dentro la Vallja dopo l'arrampicata e la tradizionale birra





















Una delle più interessanti tradizioni Arbereshe rischia di essere banalizzata dal miraggio del turismo.Un dolce richiamo ti obbliga a voltarti verso la tua casa, verso ciò che credi appartenga ad un antico passato. I tuoi pensieri volano e vanno verso Oriente, superano il mare e si perdono su verdi terre lontane, su aspre montagne che mai hai visto. Terre di cui i tuoi nonni hanno solo sentito parlare dai loro nonni. Questa dolce nenia, a cui non puoi sfuggire, a cui non puoi voltare le spalle, che non riesci ad ignorare, è come un richiamo che non puoi tradire. Rinasce il tuo orgoglio di appartenere ad un mondo più antico delle fibre del tuo vestito nuovo e dei circuiti del tuo telefonino, per una volta almeno in un anno. Forse tutto questo è una Vallja.La Vallja scomparsa da anni a San Costantino e San Paolo Albanese, nel versante Lucano del Pollino, sopravvive ancora a Civita e Frascineto nel versante Calabrese. Le Vallje di Frascineto rappresentano nell?area del Pollino una delle più interessanti manifestazioni della cultura Arbereshe. Con alti e bassi tra un anno e l?altro, può coinvolgere dalle decina fino alle centinaia di persone che sin dalle prime ore del Martedì successivo alla Pasqua, si preparano indossando i vecchi e nuovi costumi tradizionali. Le Vallje sono gruppi spontanei di circa 10 elementi o più che tenendosi per mano, o mediante un fazzoletto, camminano per le vie del paese intonando canti in lingua Arbereshe.I testi della Vallja sono antichi, e di difficile comprensione specie per i più giovani. I canti intonati la sera del martedì di Pasqua sono principalmente tre. Il primo è una rapsodia molto antica, probabilmente originaria del XV secolo. Narra di una famiglia ricca ed importante dell'Albania, con nove figli maschi ed una sola femmina, Jurendina. Costei viene chiesta in sposa da un signore di un luogo lontano, ma i genitori della ragazza ed i fratelli non vogliono acconsentire al matrimonio per non vederla partire. Solo uno dei fratelli, Kostantino, si dichiara favorevole alle nozze, e promette alla madre di riportare la sorella ogni qualvolta avesse desiderio di vederla. A tale promessa, la famiglia acconsente e Jurendina va in sposa. Dopo le nozze della ragazza scoppia una guerra tra principati vicini, ed in un solo anno muoiono tutti e nove i fratelli. La madre è disperata. Kostantino dunque, pur di tener fede alla parola data, va a prendere la sorella per riportarla alla madre. Durante il viaggio, Jurendina si stupisce perchè il fratello ha sempre freddo ed è coperto di polvere. Arrivati presso la casa paterna, Kostantino lascia la sorella sulla soglia di casa. La madre apre la porta, la riconosce, la abbraccia e le chiede chi l'abbia riportata. Alla sua terribile risposta, svela alla figlia che il fratello è morto ed entrambe muoiono per la paura e la forte emozione.






Questa rapsodia si fonda sul concetto della Besa, cioè la parola data, che è concetto fondamentale nella cultura e nella legislazione albanese: Kostantino resuscita pur di compiere ciò aveva promesso alla madre e nonostante l'increscioso e prevedibile esito finale. Sul far della sera si canta invece una Rapsodia che narra le gesta del condottiero albanese Scanderbeg e della battaglia di Kruja. Le gesta vengono evocate oltre che con il canto attraverso una sorta di danza con giri e movimenti concentrici, mediante i quali si intrappolando alcuni passanti che in guisa di ostaggi devono offrire da bere all'intera Vallja come riscatto per essere liberati. La giornata si conclude tardi, con improvvisati versi da osteria e può proseguire tutta la notte con serenate casa per casa improvvisando e scherzando.Purtroppo come spesso succede, una errata concezione della valorizzazione turistica può portare a fare errori che possono avere effetti negativi e irreparabili sulla conservazione delle tradizioni popolari. Già da anni a Civita nella stessa giornata delle Vallje viene anche organizzata una esibizione di gruppi Folk. L'effetto è devastante. In quel marasma di Gruppi Folk che cantano ballano e indossano costumi di dubbia autenticità, le Vallje diventano un evento quasi marginale, invisibile, di importanza secondaria, confondendosi e perdendo quella magia e sacralità che le è propria e che ne fa un evento di notevole interesse culturale e antropologico e non una banale manifestazione folkloristica. Così anche il comune di Frascineto inseguendo il modello Civita della promozione turistica si accoda alla valorizzazione annacquando e nascondendo le proprie Vallje sotto lo squallido manto delle manifestazioni Folkloristiche.Sarebbe molto semplice separare i due eventi, invitando i gruppi Folk il Lunedì dopo Pasqua, ad uso e consumo di un turismo di massa e lasciare alle Vallje il Martedì, libere di continuare a cantare per loro stesse o per chi, e non sono pochi, capiscono, apprezzano e amano quelle splendide tristi malinconiche melodie. Fonti della D.ssa Caterina Martino.

Si ringrazia Luigi per il servizio fotografico offerto.